martedì 28 febbraio 2012

15 idee di eco-turismo per chi sogna di fare il volontario




Chi non ha mai sognato di viaggiare e visitare luoghi lontani ed esotici?
Magari zaino in spalla e con pochi soldi in  tasca… In realtà si può fare, basta avere spirito d’iniziativa e d’adattamento, facendo il volontario! In tutta l’Italia  e in tutto il mondo ci sono opportunità per studiare l’ambiente e preservare il paesaggio con le eco-vacanze da volontario. Da soli, o in compagnia. Occasione per conoscere meglio se stessi,  misurare la prorpie capacità e, perché no? incontrare qualcuno.

Il volontariato è l’occasione per apprendere il rispetto verso la natura che ci circonda ma l’importante è essere realisti verso le proprie abilità e desideri.
Inoltre luogo, prezzo, tipo di attività e durata del soggiorno variano così tanto che ce n’è per tutti i gusti! Vediamo alcune proposte.
Un’idea potrebbe essere suggerita, per esempio, dalla protezione delle tartarughe marine sulle spiagge del Costarica, terreno di conquista dei bracconieri. I volontari possono pattugliare le spiagge, e raccogliere dati su queste meravigliose creature. L’attività è promossa dalla Asociacion Salvemos Las Tortugas De Parismina (ASTOP).
Per chi preferisce il Mediterraneo, in Grecia è possibile affittare per una settimana una piccola imbarcazione gonfiabile, per studiare i delfini dello Ionio orientale, una specie piuttosto rara. Ci si può rivolgere alla Global Vision International (GVI), che nei mesi estivi per circa 670 euro a settimana organizza viaggi di questo tipo.
GUARDA LE FOTO DELLE ECO-VACANZE DI VOLONTARIATO
Non si direbbe, ma spostandosi verso oriente, dalle acque del mare al cuore del deserto israeliano, si trova il kibbutz Lotan. Una sorta di oasi a emissioni zero – del tutto autosufficiente ed attenta a ridurre al minimo gli sprechi d’acqua – dove si può praticare giardinaggio biologico, e dar forma a progetti di riciclo creativo che in genere durano due settimane a circa 410 eur.
Nell’arido bush del Sudafrica vengono invece proposti safari intelligenti, dove il visitatore può imparare le pratiche locali di sopravvivenza e viene istruito a identificare le piante e “riconoscere le tracce” dei vari animali. Li promuove Enkosini Eco Experience al costo di 700 euro a settimana.
Se invece preferite i climi freddi, esistono anche spedizioni verso l’Artico. Base di partenza il Canada, per un’esperienza fatta di scenari naturalistici mozzafiato: un viaggio sospeso tra tundra, foreste e nevi perenni, dove si potranno misurare i livelli del manto bianco e registrare dati relativi a flora e fauna. Questi valori vengono poi passati agli scienziati impegnati a monitorare le risposte degli eco-sistemi al riscaldamento globale. E nel tempo libero si imparano tante cose sulla sopravvivenza in questo clima estremo, perfino come costruirsi un igloo! Se ne occupa anche EarthWatch volunteer vacations e una settimana costa 2.290 euro circa.
Più a sud, negli Stati Uniti, si può esplorare la natura selvaggia del Montana, contribuendo a costruire e mantenere sentieri. Una vacanza spartana e all’insegna dell’aria aperta, consigliabile per le famiglie e persone di tutte le età: l’eco-volontario più giovane ha 8 anni e il più anziano 89! Se ti va di partecipare, contatta lo Bob Marshall Wilderness Foundation Website.
In Colorardo invece, sin dagli anni’ 80 esiste la Colorado Trail Foundation, che organizza gruppi di volontariato per rimuovere alberi abbattuti, e mantenere in ordine i tracciati sterrati. Il tutto nel cuore delle Rocky Mountains, area impervia e difficile. Accessibile a tutti la formula settimanale da 40 euro.
Se invece siete “malati” d’Africa, la Namibia e i suoi parchi – in particolare nella tenuta di Eland’s Joy - sono l’ultima roccaforte del ghepardo selvatico, luogo ideale per condurre indagini sulla fauna selvatica e per curare gli esemplari in cattività. I soggiorni sono promossi dal Cheetah Conservation Fund e Earth Watch.
Un’altra interessante opzione per chi vuole fare volontariato è quella di percorrere in barca il fiume Hudson, nello stato di New York, su una replica di un vecchia nave olandese, la Clearwater, fiore all’occhiello della clearwater.org, organizzazione ambientalista presente da 40 anni su questa via fluviale. Oggi sullo sloop si tengono corsi di protezione delle acque e guida alla fauna fluviale, per sensibilizzare i bambini su temi ambientalistici. Igiovani volontari, da 16 anni in su, con 70 euro provano una settimana di vita spartana da vero velista imparando a navigare per vivere, in tutto e per tutto, un’esperienza “d’equipaggio”. Con tanto di accompagnamento… musicale.
Per gli appassionati d’immersione segnaliamo invece l’iniziativa di Reef Check, realtà che promuove indagini subacquee sullo stato della barriera corallina, minacciata dalla pesca indiscriminata, e illegale e dall’inquinamento. Si cercano volontari che siano sub esperti per raccoliere campioni e dati, soprattutto nei mari del Sud. Per 1.500 euro due settimane d’immersioni mozzafiato!
Sulle coste del Mar dei Caraibi, in Belize, la Oceanic Society promuove progetti di tutela per le popolazioni di coccodrilli e squali, richiamando ogni anno schiere di appassionati che, affiancando ricercatori universitari e semplici appassionati, potranno operare conteggi sugli esemplari e posizionare macchine fotografiche subacqueee. Un’idea di vacanza curiosa, da abbinare al molto apprezzato snorkeling in un mare fantastico.
Passiamo sulla sponda americana del Pacifico, per accennare al Pacific Crest Trail, sentiero lungo 4.265 km che collega Messico, Stati Uniti e Canada. Una grande “carretera”, percorribile a piedi, in bici o a cavallo, con tanto di stazioni in legno per offrire informazioni e ristoro, messa in cantiere a partire dagli anni ‘60. Ma che ovviamente ha bisogno di regolare manutenzione. Lavoro in cambio di vitto e alloggio, è questa l’offerta della Pacific Crest Trail Association.
Chiudiamo l’elenco delle opportunità di turismo alternativo citando il programma del World Wide Opportunities (WWOOF), organizzazione che offre l’opportunità di lavorare in una azienda agricola biologica.  Nessuna esperienza precedente è necessaria. Una volta che pagata la tassa annuale di iscrizione (10 €), è possibile accedere a una lista di migliaia di aziende agricole in cerca di volontari, sparse ovunque nel mondo, dall’Alaska alle Hawaii, dalle Isole VerginiPuerto Rico, dall’Italia alla Svezia. Ne abbiamo parlato nell’articolo: WWOOF: per un turismo eco-solidale che scambia il nostro lavoro con l’ospitalità
Se dunque si vogliono vivere esperienze lontano da casa, dove unire il riposo alla conoscenza di realtà inedite e alla collaborazione in opere eco-sostenibili, c’è solo l’imbarazzo della scelta!
Se volete dei consigli da due ragazzi che hanno trascorso 6 mesi da volontari nei parchi del Costarica – e noi di TuttoGreen ne abbiamo fatto dei bei reportage – e vi può dare una mano a imbastire una eco-vacanza  per aiutare il pianeta, andate sul sito di Love4Globe!

sabato 4 febbraio 2012

Estrofficina e la campagna dei consigli eco compatibili: 10 cibi che fanno male al Pianeta

10 cibi che fanno male al Pianeta

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Martedì 31 Gennaio 2012 09:34    Scritto da Carmela Giambrone
cibo_pianeta
Sapete quali alimenti fanno male alla vostra di salute? probabilmente sì, ma sapete anche quali di questi fanno male anche alla Terra? Dopo i 12 modi per ridurre le emissioni a tavola perché non parlare dei 10 alimenti "absolutly not planet-friendly" e quindi assolutamente da evitare per una scelta veramente eco sostenibile!
Leggendo un bell'articolo sul sito MNN mi sono lasciata ispirare e mi sono interrogata sui cibi davvero peggiori per l'ambiente e su quali alimenti dovrebbero essere evitati o almeno scelti consapevolmente per una gestione davvero sensata delle risorse.

1) Tutti gli alimenti che contengono olio di palma

olio di palma
Mnn ci informa infatti che l'olio di palma si trova quasi praticamente ovunque. Si stima, infatti, che ogni anno vengano prodotte circa 40 milioni di tonnellate di olio di palma e di queste l'85% proviene dall' Indonesia e dalla Malesia dove chilometri quadrati di foreste vengono abbattute quotidianamente. Non sconvolge allora che le piantagioni di olio di palma rappresentino il fattore che produce il più alto tasso di deforestazione al mondo. Quando le foreste pluviali scompariranno quasi tutti gli animali selvatici, tra cui oranghi e tigri, scompariranno con esse.
ogm
In merito agli organismi geneticamente modificati molte sono le preoccupazioni che provengono sì dai consumatori ma soprattutto da aree della ricerca non affiancata a multinazionali ed indipendenti come quelle universitarie: il tutto si fonda sulla mancanza di dati di lungo periodo e quindi sulla mancanza di certezze circa i reali rischi dell'uso di Ogm, ma come è ovvio c'è molto di più. Non è possibile motivare con il solo "principio di precauzione" la riluttanza di molti scienziati nel dare appoggio a ciò che è stato definito "la scoperta che avrebbe sconfitto la fame nel mondo" perché come al solito pare davvero una mera illusione se si pensa che con la pratica di coltivazione di ogm contadini che fino ad allora erano riusciti a prodursi sementi coltivabili l'anno successivo saranno invece costretti anno dopo anno, coltivazione dopo coltivazione ad acquistare sementi sterili da grandi colossi di multinazionali che come detto promettono "la cancellazione della fame nel mondo" …certo cosa che pare alquanto lontana dal concetto "denaro x seme" e quindi "no denaro no cibo" invece professato in fase reale e non propagandistica.
Inoltre volendo spingersi un po' in là con la fantasia basta chiedersi cosa accadrebbe se un bel giorno il detentore del seme tal dei tali decidesse di non venderlo più o di venderlo solo a qualcuno…e gli altri? E qui non si parla di oggetti ma di cibo…
Certo queste possono essere solo speculazioni,  sì, ma è sempre bene pensarci prima di dare in mano beni di sopravvivenza, come acqua e semi, a colossi che guidano il mondo in lotte di economia e nelle guerre.
Se poi vogliamo analizzare altri risvolti certo possiamo concentrarci sul basso livello di biodiversità dato dalla coltivazione intensiva e mono colturale indotta dall'uso di Ogm: effettuando, infatti, una coltivazione con resistenza specifica in determinate colture si andrebbero ad azzerare le fonti di cibo per altri animali cosicché anch'essi scomparirebbero. Ma ancora come detto la mancanza di dati sul lungo periodo nell'aggiunta di geni estranei a piante che l'evoluzione non ha progettato per averli potrebbe essere nociva a lungo andare per le stesse piante oppure mettere in pericolo altre piante magari invereconde e gli animali che la consumano ed infine gli animali che si cibano di questi.
Inoltre la diffusione di geni alterati collocati in determinate colture non necessariamente rimangono in quel determinato campo: la diffusione genetica può avvenire facilmente tramite gli insetti, il vento, ad opre adì uccelli o mammiferi e quindi  possono diffondersi facilmente condividendo i propri geni modificati con piante non geneticamente modificate, e così facendo si perderebbe facilmente il controllo della situazione.
Infine-ma in realtà non così infine- la creazione di nuove malattie: alcune piante geneticamente modificate sono modificate mediante l'uso di batteriofagi, batteri o virus, il che significa che tali virus, batteri o batteriologi potrebbero adattarsi creando nuove malattie magari difficilmente controllabili.

3) Lo zucchero

zucchero
Mnn prosegue raccontandoci che oltre 145 milioni di tonnellate di zucchero sono prodotti in 121 paesi ogni anno, secondo il WWF, ed una tale produzione su così larga scala ha effetti devastanti sul pianeta.
Lo zucchero può essere ritenuto direttamente responsabile per la perdita di biodiversità più di ogni altra coltura, secondo il dossier "Zucchero e L'ambiente" redatto dal WWF nel 2004 infatti, la distruzione degli habitat che la sua coltivazione produce, l'uso intensivo di acqua e di pesticidi ed il conseguente inquinamento delle acque scaricate durante il processo produttivo sono i risvolti amari della medaglia che vanno a pesare totalmente sull'ambiente e sulle creature viventi. (A tal proposito leggete anche i 10 dolcificanti naturali alternativi allo zucchero)

4) La carne

carne
Mnn riporta che secondo l'Environmental Defense Fund, se ogni americano sostituisse un pasto di pollo con cibo vegetariano, il risparmio di anidride carbonica sarebbe paragonabile a togliere dalle strade degli Stati Uniti più di mezzo milione di auto.
• il 18% delle emissioni di gas a effetto serra provengono dagli allevamenti
• il 70% dei terreni in Amazzonia che è stata autorizzata al pascolo del bestiame erano foreste
• la più grande fonte mondiale di inquinamento delle acque è il settore zootecnico
• il bestiame è responsabile di un terzo dell'azoto e del fosforo nelle risorse di acqua dolce degli Stati Uniti
• il 30% del territorio terrestre occupato un tempo dalla fauna selvatica è ora occupato da bestiame in allevamento
Se poi vogliamo volgere lo sguardo un po' più vicino a casa nostra, il Dott. Mario Tozzi - geologo, ricercatore del CNR, divulgatore scientifico e giornalista- spiega facilmente nel suo articolo "se il pianeta muore di bistecca"- editoriale su la stampa.it del 2008- come potremmo vedere le cose: "Per allevare il complesso bovino mondiale, composto da quasi un miliardo e mezzo di capi, ci vogliono pascoli sempre più ampi: ma dove li impiantiamo, visto che la superficie di terre emerse è sempre quella e che, anzi, la terra migliore, quella più fertile e più vicina alle fonti d'acqua, è già virtualmente esaurita? Pervicacemente si sottraggono territori sempre più ampi alle foreste tropicali e pluviali, che però reggono uno sfruttamento industriale solo per cinque o sei anni, dopo di che non sono più fertili e dunque spingono a disboscare nuove terre. La carne sottrae foresta al mondo, visto che per ottenerne 1 kg ce ne vogliono 9 di mangimi: gli animali di allevamento non consumano liberamente erba come si crede, ma vengono «finiti» (come si dice) a cereali. E a chi verrano sottratti quei cereali, se non ad altri uomini, che per questo patiranno la fame? Un manzo di allevamento di 500 kg ha consumato 1200 kg di granaglie, come a dire che, solo negli Usa, 157 milioni di vegetali, che potrebbero essere consumati dagli uomini, finiscono invece a produrre 28 milioni di tonnellate di carne. E per allevare un manzo ci vuole tanta acqua quanto quella che serve a far galleggiare un incrociatore. Ha un senso tutto questo in un pianeta in cui sono milioni coloro che non hanno il mais per sopravvivere, mentre altri si devono mettere a dieta per ridurre i rischi del consumo di carne? Desertificazione, disboscamenti, sprechi d’acqua, alterazioni degli ecosistemi, inquinamento delle falde, incremento dei gas serra sono questi i veri motivi per cui dovremmo ridurre il consumo di carne. Ma mettere in conto i danni ambientali della bistecca è un tabù che nessuno si sogna di discutere seriamente."
Infine Qui è possibile scaricare il volantino pieghevole in pdf di agireora edizioni "Meno carne, meno effetto serra"

5) Il pesce

pesce
Greenpeace da sempre attivo nella difesa degli oceani riporta che "gli scienziati avvertono da tempo che l'eccessivo sfruttamento delle zone di pesca rischia di cambiare per sempre il volto dei nostri mari. Le attività di pesca nel mondo infatti sono eccessivamente sfruttate, impoverendo i nostri mari e i nostri oceani. Le popolazioni dei grandi pesci predatori - un indicatore chiave della salute dell'ecosistema - stanno svanendo ed il 90% dei grandi pesci - come tonni, pesci spada e merluzzi - sono stati già pescati.
I politici continuano a ignorare i consigli degli scienziati per una corretta gestione del patrimonio ittico che tuteli le specie minacciate imponendo pratiche di pesca sostenibili e così pesci come il tonno rosso e salmone atlantico sono gravemente in pericolo di estinzione ed è bene ricordare che la pesca eccessiva di una particolare specie non danneggia solo quella popolazione ma può avere effetti gravi più in alto nella catena alimentare e nella biodiversità."
Possiamo qui di seguito vedere un video riportato da un pilota di elicottero che parla delle sue esperienze a bordo di alcune tonniere del Pacifico:
Qui infine è possibile scaricare il volantino "mangiare pesce non fa bene" di agireora edizioni.

6) Gli alimenti confezionati e trattati

alimenti
La maggior parte del cibo che troviamo nei negozio sono lavorati e confezionati: questo significa che contengono agenti chimici quali coloranti, conservanti, additivi e spesso comportano confezioni singole ed enorme spreco di plastica e packaging vario.
Inoltre se non siete ancora convinti consultate il libro guida "Cosa c'è davvero nel tuo carrello?"di Bill Statham per sapere cosa davvero troviamo negli alimenti confezionati!
La soluzione? Mangiare frutta e verdura fresca, acquistare alimenti sfusi e cercare di preparare a casa alternative genuine.

7) Molti alimenti non biologici

Quando un prodotto è biologico significa che è cresciuto senza l'uso di pesticidi, fertilizzanti chimici o erbicidi ma l'agricoltura biologica usa meno risorse rispetto all'agricoltura tradizionale. In Italia la casa editrice Loto ha diffuso una lista creata dalla EWG de "quella sporca dozzina" (qui scaricabile il numero completo della rivista con l'intero articolo a pag 36) che permette di fare una scelta sensata tra cosa è meglio scegliere biologico e cosa è possibile scegliere proveniente dall'agricoltura convenzionale, ossia i 12 alimenti da comprare assolutamente bio (qui scaricabarile il promemoria da portare sempre con sé).

8) Gli alimenti non locali

Molte persone mangiano locale ossia a km zero per la freschezza e per sostenere la comunità locale, ma il beneficio più ampio proveniente da questa scelta è certamente la riduzione del consumo di combustibili fossili data la riduzione del suo trasporto oltre che alla stagionalità sempre ben garantita ed all'incremento di coltivazioni di specie legate al territorio.

9) Il riso

riso
Mnn ci informa che il riso è la principale fonte di calorie per la metà della popolazione mondiale, ma rappresenta la coltivazione che consuma 1/3 di tutta l'acqua dolce usata annualmente a scopo agricolo dell'intero pianeta secondo Oxfam.
Ma è stato sviluppato -grazie all'azione congiunta di Africare, Oxfam e WWF- un nuovo metodo di coltivazione, l'"SRI" (Systemof Rice Intensification) che consente agli agricoltori di produrre fino al 50% di riso in più con un consumo nettamente inferiore di acqua.
Oxfam sta lavorando per convertire il 25 per cento delle coltivazione di riso nei paesi produttori a SRI entro il 2025 (qui il pdf scaricabarile)

10 ) Il cibo da fast-food

fast food
Mnn infine ci ricorda che il cibo da fast-food non fa solo male alla nostra salute ma fa ancora più male alla terra! Un tipico pasto da fast-food infatti viene servito con cibo eccessivamente confezionato, cannucce di plastica, condimenti confezionati singolarmente… secondo i californiani contro gli sprechi meno del 35% dei rifiuti provenienti da fast-food mandati in discarica come misto nella maggior parte dei casi sarebbe invece perfettamente riciclabile come carta o cartone.
Quindi non c'è da sorprendersi che i fast-food siano stati riconosciuti come fonte primaria di rifiuti urbani.
Ma non è solo la confezione il problema.
Un recente studio proveniente da Hong Kong ha scoperto che durante il processo di lavorazione di 4 hamburger per fast-food vengono emesse le stessa quantità di composti organici volatili pari a quelli emessi da un'auto che percorre 1.000 miglia qui poi è stata calcolata l' impronta ecologica di un cheeseburger…dal risultato più che sconvolgente!
KIA - Carmela Giambrone
Leggi anche 12 modi per ridurre le emissioni a tavola
Leggi anche 5 alimenti confezionati che non avrete mai più bisogno di comprare

Sapete quali alimenti fanno male alla vostra di salute? probabilmente sì, ma sapete anche quali di questi fanno male anche alla Terra? Dopo i 12 modi per ridurre le emissioni a tavola perché non parlare dei 10 alimenti "absolutly not planet-friendly" e quindi assolutamente da evitare per una scelta veramente eco sostenibile!
Leggendo un bell'articolo sul sito MNN mi sono lasciata ispirare e mi sono interrogata sui cibi davvero peggiori per l'ambiente e su quali alimenti dovrebbero essere evitati o almeno scelti consapevolmente per una gestione davvero sensata delle risorse.

1) Tutti gli alimenti che contengono olio di palma

olio di palma
Mnn ci informa infatti che l'olio di palma si trova quasi praticamente ovunque. Si stima, infatti, che ogni anno vengano prodotte circa 40 milioni di tonnellate di olio di palma e di queste l'85% proviene dall' Indonesia e dalla Malesia dove chilometri quadrati di foreste vengono abbattute quotidianamente. Non sconvolge allora che le piantagioni di olio di palma rappresentino il fattore che produce il più alto tasso di deforestazione al mondo. Quando le foreste pluviali scompariranno quasi tutti gli animali selvatici, tra cui oranghi e tigri, scompariranno con esse.
ogm
In merito agli organismi geneticamente modificati molte sono le preoccupazioni che provengono sì dai consumatori ma soprattutto da aree della ricerca non affiancata a multinazionali ed indipendenti come quelle universitarie: il tutto si fonda sulla mancanza di dati di lungo periodo e quindi sulla mancanza di certezze circa i reali rischi dell'uso di Ogm, ma come è ovvio c'è molto di più. Non è possibile motivare con il solo "principio di precauzione" la riluttanza di molti scienziati nel dare appoggio a ciò che è stato definito "la scoperta che avrebbe sconfitto la fame nel mondo" perché come al solito pare davvero una mera illusione se si pensa che con la pratica di coltivazione di ogm contadini che fino ad allora erano riusciti a prodursi sementi coltivabili l'anno successivo saranno invece costretti anno dopo anno, coltivazione dopo coltivazione ad acquistare sementi sterili da grandi colossi di multinazionali che come detto promettono "la cancellazione della fame nel mondo" …certo cosa che pare alquanto lontana dal concetto "denaro x seme" e quindi "no denaro no cibo" invece professato in fase reale e non propagandistica.
Inoltre volendo spingersi un po' in là con la fantasia basta chiedersi cosa accadrebbe se un bel giorno il detentore del seme tal dei tali decidesse di non venderlo più o di venderlo solo a qualcuno…e gli altri? E qui non si parla di oggetti ma di cibo…
Certo queste possono essere solo speculazioni,  sì, ma è sempre bene pensarci prima di dare in mano beni di sopravvivenza, come acqua e semi, a colossi che guidano il mondo in lotte di economia e nelle guerre.
Se poi vogliamo analizzare altri risvolti certo possiamo concentrarci sul basso livello di biodiversità dato dalla coltivazione intensiva e mono colturale indotta dall'uso di Ogm: effettuando, infatti, una coltivazione con resistenza specifica in determinate colture si andrebbero ad azzerare le fonti di cibo per altri animali cosicché anch'essi scomparirebbero. Ma ancora come detto la mancanza di dati sul lungo periodo nell'aggiunta di geni estranei a piante che l'evoluzione non ha progettato per averli potrebbe essere nociva a lungo andare per le stesse piante oppure mettere in pericolo altre piante magari invereconde e gli animali che la consumano ed infine gli animali che si cibano di questi.
Inoltre la diffusione di geni alterati collocati in determinate colture non necessariamente rimangono in quel determinato campo: la diffusione genetica può avvenire facilmente tramite gli insetti, il vento, ad opre adì uccelli o mammiferi e quindi  possono diffondersi facilmente condividendo i propri geni modificati con piante non geneticamente modificate, e così facendo si perderebbe facilmente il controllo della situazione.
Infine-ma in realtà non così infine- la creazione di nuove malattie: alcune piante geneticamente modificate sono modificate mediante l'uso di batteriofagi, batteri o virus, il che significa che tali virus, batteri o batteriologi potrebbero adattarsi creando nuove malattie magari difficilmente controllabili.

3) Lo zucchero

zucchero
Mnn prosegue raccontandoci che oltre 145 milioni di tonnellate di zucchero sono prodotti in 121 paesi ogni anno, secondo il WWF, ed una tale produzione su così larga scala ha effetti devastanti sul pianeta.
Lo zucchero può essere ritenuto direttamente responsabile per la perdita di biodiversità più di ogni altra coltura, secondo il dossier "Zucchero e L'ambiente" redatto dal WWF nel 2004 infatti, la distruzione degli habitat che la sua coltivazione produce, l'uso intensivo di acqua e di pesticidi ed il conseguente inquinamento delle acque scaricate durante il processo produttivo sono i risvolti amari della medaglia che vanno a pesare totalmente sull'ambiente e sulle creature viventi. (A tal proposito leggete anche i 10 dolcificanti naturali alternativi allo zucchero)

4) La carne

carne
Mnn riporta che secondo l'Environmental Defense Fund, se ogni americano sostituisse un pasto di pollo con cibo vegetariano, il risparmio di anidride carbonica sarebbe paragonabile a togliere dalle strade degli Stati Uniti più di mezzo milione di auto.
• il 18% delle emissioni di gas a effetto serra provengono dagli allevamenti
• il 70% dei terreni in Amazzonia che è stata autorizzata al pascolo del bestiame erano foreste
• la più grande fonte mondiale di inquinamento delle acque è il settore zootecnico
• il bestiame è responsabile di un terzo dell'azoto e del fosforo nelle risorse di acqua dolce degli Stati Uniti
• il 30% del territorio terrestre occupato un tempo dalla fauna selvatica è ora occupato da bestiame in allevamento
Se poi vogliamo volgere lo sguardo un po' più vicino a casa nostra, il Dott. Mario Tozzi - geologo, ricercatore del CNR, divulgatore scientifico e giornalista- spiega facilmente nel suo articolo "se il pianeta muore di bistecca"- editoriale su la stampa.it del 2008- come potremmo vedere le cose: "Per allevare il complesso bovino mondiale, composto da quasi un miliardo e mezzo di capi, ci vogliono pascoli sempre più ampi: ma dove li impiantiamo, visto che la superficie di terre emerse è sempre quella e che, anzi, la terra migliore, quella più fertile e più vicina alle fonti d'acqua, è già virtualmente esaurita? Pervicacemente si sottraggono territori sempre più ampi alle foreste tropicali e pluviali, che però reggono uno sfruttamento industriale solo per cinque o sei anni, dopo di che non sono più fertili e dunque spingono a disboscare nuove terre. La carne sottrae foresta al mondo, visto che per ottenerne 1 kg ce ne vogliono 9 di mangimi: gli animali di allevamento non consumano liberamente erba come si crede, ma vengono «finiti» (come si dice) a cereali. E a chi verrano sottratti quei cereali, se non ad altri uomini, che per questo patiranno la fame? Un manzo di allevamento di 500 kg ha consumato 1200 kg di granaglie, come a dire che, solo negli Usa, 157 milioni di vegetali, che potrebbero essere consumati dagli uomini, finiscono invece a produrre 28 milioni di tonnellate di carne. E per allevare un manzo ci vuole tanta acqua quanto quella che serve a far galleggiare un incrociatore. Ha un senso tutto questo in un pianeta in cui sono milioni coloro che non hanno il mais per sopravvivere, mentre altri si devono mettere a dieta per ridurre i rischi del consumo di carne? Desertificazione, disboscamenti, sprechi d’acqua, alterazioni degli ecosistemi, inquinamento delle falde, incremento dei gas serra sono questi i veri motivi per cui dovremmo ridurre il consumo di carne. Ma mettere in conto i danni ambientali della bistecca è un tabù che nessuno si sogna di discutere seriamente."
Infine Qui è possibile scaricare il volantino pieghevole in pdf di agireora edizioni "Meno carne, meno effetto serra"



5) Il pesce

pesce
Greenpeace da sempre attivo nella difesa degli oceani riporta che "gli scienziati avvertono da tempo che l'eccessivo sfruttamento delle zone di pesca rischia di cambiare per sempre il volto dei nostri mari. Le attività di pesca nel mondo infatti sono eccessivamente sfruttate, impoverendo i nostri mari e i nostri oceani. Le popolazioni dei grandi pesci predatori - un indicatore chiave della salute dell'ecosistema - stanno svanendo ed il 90% dei grandi pesci - come tonni, pesci spada e merluzzi - sono stati già pescati.
I politici continuano a ignorare i consigli degli scienziati per una corretta gestione del patrimonio ittico che tuteli le specie minacciate imponendo pratiche di pesca sostenibili e così pesci come il tonno rosso e salmone atlantico sono gravemente in pericolo di estinzione ed è bene ricordare che la pesca eccessiva di una particolare specie non danneggia solo quella popolazione ma può avere effetti gravi più in alto nella catena alimentare e nella biodiversità."
Possiamo qui di seguito vedere un video riportato da un pilota di elicottero che parla delle sue esperienze a bordo di alcune tonniere del Pacifico:
Qui infine è possibile scaricare il volantino "mangiare pesce non fa bene" di agireora edizioni.

6) Gli alimenti confezionati e trattati

alimenti
La maggior parte del cibo che troviamo nei negozio sono lavorati e confezionati: questo significa che contengono agenti chimici quali coloranti, conservanti, additivi e spesso comportano confezioni singole ed enorme spreco di plastica e packaging vario.
Inoltre se non siete ancora convinti consultate il libro guida "Cosa c'è davvero nel tuo carrello?"di Bill Statham per sapere cosa davvero troviamo negli alimenti confezionati!
La soluzione? Mangiare frutta e verdura fresca, acquistare alimenti sfusi e cercare di preparare a casa alternative genuine.

7) Molti alimenti non biologici

Quando un prodotto è biologico significa che è cresciuto senza l'uso di pesticidi, fertilizzanti chimici o erbicidi ma l'agricoltura biologica usa meno risorse rispetto all'agricoltura tradizionale. In Italia la casa editrice Loto ha diffuso una lista creata dalla EWG de "quella sporca dozzina" (qui scaricabile il numero completo della rivista con l'intero articolo a pag 36) che permette di fare una scelta sensata tra cosa è meglio scegliere biologico e cosa è possibile scegliere proveniente dall'agricoltura convenzionale, ossia i 12 alimenti da comprare assolutamente bio (qui scaricabarile il promemoria da portare sempre con sé).

8) Gli alimenti non locali

Molte persone mangiano locale ossia a km zero per la freschezza e per sostenere la comunità locale, ma il beneficio più ampio proveniente da questa scelta è certamente la riduzione del consumo di combustibili fossili data la riduzione del suo trasporto oltre che alla stagionalità sempre ben garantita ed all'incremento di coltivazioni di specie legate al territorio.

9) Il riso

riso
Mnn ci informa che il riso è la principale fonte di calorie per la metà della popolazione mondiale, ma rappresenta la coltivazione che consuma 1/3 di tutta l'acqua dolce usata annualmente a scopo agricolo dell'intero pianeta secondo Oxfam.
Ma è stato sviluppato -grazie all'azione congiunta di Africare, Oxfam e WWF- un nuovo metodo di coltivazione, l'"SRI" (Systemof Rice Intensification) che consente agli agricoltori di produrre fino al 50% di riso in più con un consumo nettamente inferiore di acqua.
Oxfam sta lavorando per convertire il 25 per cento delle coltivazione di riso nei paesi produttori a SRI entro il 2025 (qui il pdf scaricabarile)

10 ) Il cibo da fast-food

fast food
Mnn infine ci ricorda che il cibo da fast-food non fa solo male alla nostra salute ma fa ancora più male alla terra! Un tipico pasto da fast-food infatti viene servito con cibo eccessivamente confezionato, cannucce di plastica, condimenti confezionati singolarmente… secondo i californiani contro gli sprechi meno del 35% dei rifiuti provenienti da fast-food mandati in discarica come misto nella maggior parte dei casi sarebbe invece perfettamente riciclabile come carta o cartone.
Quindi non c'è da sorprendersi che i fast-food siano stati riconosciuti come fonte primaria di rifiuti urbani.
Ma non è solo la confezione il problema.
Un recente studio proveniente da Hong Kong ha scoperto che durante il processo di lavorazione di 4 hamburger per fast-food vengono emesse le stessa quantità di composti organici volatili pari a quelli emessi da un'auto che percorre 1.000 miglia qui poi è stata calcolata l' impronta ecologica di un cheeseburger…dal risultato più che sconvolgente!
KIA - Carmela Giambrone
Leggi anche 12 modi per ridurre le emissioni a tavola
Leggi anche 5 alimenti confezionati che non avrete mai più bisogno di comprare

martedì 31 gennaio 2012

ESTROFFICINA PROPONE LA CAMPAGNA :DIFFERENZIAMOCI SI PUO': CONSIGLI UTILI

 

 

 

La raccolta dei rifiuti ingombranti, elettrici, elettronici...

Ama promuove il servizio per la raccolta di materiali che non devono essere inseriti nei cassonetti stradali dell'indifferenziata, ma avviati separatamente al recupero.
  • Rifiuti ingombranti: porte, armadi, cucine, materassi, divani, letti, mobili,arredi, ecc.
  • Rifiuti elettrici ed elettronici - RAEE - televisori, computer, stampanti, lampade, neon, elettrodomestici grandi e piccoli come lavatrici, frigoriferi, lavastoviglie, asciugacapelli, forni elettrici, condizionatori, telefonini.

Come funziona il servizio

Raccolte gratuite

Mappa delle raccolte gratuite

Raccolta nei quartieri

Tutte le informazioni sui 186 punti di raccolta gratuita dei rifiuti ingombranti, elettrici, elettronici. Il servizio si svolge nelle strade e nelle piazze di tutti i Municipi. Digita la tua strada e trova il punto di raccolta più vicino.
I servizi nel tuo quartiere

Centri di raccolta

Strutture AMA attrezzate per la consegna gratuita dei rifiuti ingombranti, elettrici, elettronici ed anche di altri materiali come calcinacci, ferro, potature, batterie auto, oli vegetali, ecc.
I servizi nel tuo quartiere

Raccolte domenicali

Ama organizza in collaborazione con il TGR Lazio l'iniziativa "il tuo quartiere non è una discarica", raccolte domenicali gratuite presso i centri di raccolta o le ecostazioni mobili allestite nella città.

Raccolte a pagamento

I servizi nel tuo quartiere

Servizio di raccolta a domicilio

Riciclacasa e Lavoro, il servizio a pagamento di ritiro dei materiali ingombranti, elettrici, elettronici, speciali effettuato presso le abitazioni o le attività lavorative.
Attenzione: Si ricorda di rispettare le regole previste dalla normativa nazionale e municipale per evitare sanzioni

Centri di raccolta rifiuti ingombranti

I Centri di Raccolta Ama sono strutture gratuite attrezzate per la raccolta e avvio al recupero di rifiuti, unicamente consegnati da privati.
  • Rifiuti ingombranti: porte, armadi, cucine, materassi, divani, letti, mobili,arredi, ecc.
  • Apparecchiature elettriche ed elettroniche - RAEE – come computer, televisori, stampanti, telefonini, frigoriferi, lavatrici, lavastoviglie, condizionatori, cucine.
  • Rifiuti speciali come pile, batterie auto, oli vegetali, contenitori per vernici, calcinacci, ferro, potature e altri materiali.
Da sapere
  • Non tutti i centri possono accogliere ogni tipologia di materiale; clicca sull'icona per sapere l'indirizzo giusto dove consegnare i rifiuti o apri la scheda.
  • Non si accettano materiali che contengano amianto, materiale che va smaltito separatamente. INFO
  • L'ingresso nei centri di raccolta è consentito, per utenti privati e non per attività lavorative, ai veicoli di peso complessivo inferiore ai 35 quintali che non consegnano rifiuti per conto terzi.
  • I rifiuti, per essere recuperati, non vanno consegnati umidi o bagnati, con muffa, infestati da parassiti. I rifiuti da Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche – RAEE - devono essere consegnati integri, non smontati.
Ecoincentivi Gli operatori rilasciano, su richiesta dell'utente, il documento dell'avvenuto corretto smaltimento per ottenere gli ecoincentivi fiscali previsti dalla legge.

sabato 28 gennaio 2012

Conservazione cibi: 5 alternative alla pellicola trasparente in Pvc


Conservazione cibi: 5 alternative alla pellicola trasparente in Pvc

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Mercoledì 25 Gennaio 2012 10:15    Scritto da Marta Albè
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Viviamo in una società  ancora eccessivamente influenzata dalla cultura dell’usa-e-getta, ma sono molti i piccoli passi che ognuno di noi potrebbe compiere perché alcune abitudini ormai consolidate inizino a cambiare, a partire dalle nostre scelte quotidiane in qualità di consumatori. Se, ad esempio, siete tra coloro che utilizzano abitualmente la classica pellicola trasparente per avvolgere i cibi e proprio non riuscite a farne a meno, vi proponiamo alcune alternative riutilizzabili per sostituirla, che vi permetteranno di ridurre la quantità dei rifiuti prodotti in cucina. E’ inoltre bene sapere che non tutte le pellicole sono uguali, perciò vi forniremo anche alcune informazioni in merito alle alternative presenti in vendita.

1) Pellicola senza PVC

La maggior parte delle pellicole in commercio sono composte da PVC (polivinilcloruro), un materiale plastico derivato dal petrolio. Le pellicole contenenti PVC sono riciclabili, ma andrebbero in ogni caso evitate poiché le sostanze plastificanti in esse contenute sono ritenute in grado di trasmigrare nei cibi con cui entrano in contatto. Per questo motivo, alcuni marchi della grande distribuzione, come Coop e Esselunga, hanno deciso da qualche tempo di mettere in commercio pellicole in polietilene (PE), che ne sono prive.


2) Pellicola in Mater-Bi

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Si tratta di una pellicola in bioplastica che può essere smaltita nel bidone dell’umido, in quanto completamente biodegradabile. E’ stata sviluppata da Novamonted è la prima pellicola composta interamente a partire da materie prime vegetali che la rendono completamente compostabile. Può essere utilizzata per avvolgere qualsiasi tipo di alimento.

3) Contenitori riutilizzabili

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Tra i contenitori riutilizzabili presenti in commercio, è preferibile scegliere quelli in vetro. Non tutte le materie plastiche sono infatti adatte ad entrare in contatto con i cibi e purtroppo non è quasi mai possibile conoscere con certezza le sostanze utilizzate per produrre i comuni contenitori in plastica sottovuoto. La questione plastica e alimenti è molto spinosa. Per approfondirla vi consigliamo la lettura del nostro articolo sulle materie plastiche da non usare mai con i cibi.

4) Coperchi in silicone

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Da qualche tempo sono disponibili in commercio dei coperchi in silicone, detti “universali”, adatti a sigillare contenitori di diverso tipo e resistenti sia alle alte che alle basse temperature. Si tratta di coperchi riutilizzabili in grado di proteggere ermeticamente i cibi creando un effetto “sotto vuoto”. Prima dell’acquisto, sarebbe opportuno accertarsi che essi siano costituiti da silicone completamente atossico ed adatto al contatto con gli alimenti, come dettano le norme CEE.

5) Alternative casalinghe

Molte ricette suggeriscono di coprire o di avvolgere la pasta frolla o altri impasti con della pellicola trasparente durante la lievitazione o prima di passare alle fasi successive di lavorazione. Nel caso di impasti che devono riposare in frigorifero, vi basterà ungerne la superficie con dell’olio e riporli su di un piatto. Nel caso di impasti che devono lievitare a lungo, come quelli per preparare il pane o la pizza, è bene che li riponiate all’interno di una ciotola in vetro o di un piatto, da ricoprire con un canovaccio umido. Essi manterranno in ogni caso la morbidezza desiderata.
Marta Albè
Leggi anche plastica e alimenti: come riconoscere le materie plastiche da non usare mai con i cibi
Leggi anche la nostra guida alla conservazione dei cibi

Music goes Green: i musicisti si convertono all'energia pulita

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Music goes Green: i musicisti si

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Andando a un concerto vi sarà capitato di notare l’intricata ragnatela di fili che scende dal palco, termina in ciabatte lunghissime, si attacca a prese ancora più grandi. Fare musica, a meno che non sia attorno a un falò in una spiaggia, è un affare da migliaia di kilowatt di energia. I musicisti ne sono consapevoli. E proprio da loro oggi vengono numerosi esempi di sensibilità nei confronti della questione ambientale, cui non mancano azioni concrete per limitare l’impatto delle proprie canzoni.
Studi di produzione che si convertono al fotovoltaico, band piccole e grandi che selezionano le sale in cui registrare anche in base all’emissione di Co2, musicisti che auto producono stanze alimentate in maniera off-grid o che addirittura costruiscono studi a impatto zero.

Partiamo dagli Stati Uniti.
A New York la più ampia superficie privata coperta da pannelli solari si trova sui tetti del Brodway Stages, il centro di produzione cinematografica e televisiva di New York (qui vengono prodotte alcune delle più note serie tv del canale CBS) che con questo sistema alimenta la corrente necessaria per i sound stages. Un’operazione i cui risultati sono stati calcolati in 100mila dollari di risparmio e 360 tonnellate di Co2 non emesse (equivalente a 8500 alberi piantati in città).
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Nel 2004 Cake, band californiana diventata nota al grande pubblico per la magnifica cover di I will survive, acquistano una casa a Sacramento che nel tempo convertono a studio di registrazione alimentato da un sistema fotovoltaico. Il loro impegno è tale al punto da aver dichiarato che l’ultimo lavoro in uscita Showroom of Compassion è stato prodotto usufruendo interamente di energia solare.
Il Treesound Studio di Atlanta, famoso per aver fatto echeggiare voci come quella di Whitney Houston e Outkast and the Roots, rende pubblici i propri consumi in termini di energia solare attraverso il sito web e dice di far viaggiare i propri ospiti con un automobile alimentata a biodiesel.
TREE-SOUND-STUDIOS
Anche Jack Johnson, l’ex surfista hawaiano che da qualche anno ha abbandonato la  tavola per abbracciare la chitarra, ha aperto un suo studio a Los Angeles in cui alimenta mixer e amplificatori tramite un sistema di pannelli fotovoltaici.

Gli europei non sono da meno, però.

The premises è il nome di uno degli studi del circuito indie londinese. Ci ha suonato gente come The Klaxons e Bloc Party. Hanno 18 pannelli solari applicati sul tetto dello stabile che alimentano il circuito interno. Ci ha registrato anche Joycut, la band bolognese che si definisce ecowave, attenta all’impatto ambientale di ogni sua nota.
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Tra i nostrani, Pierò Pelù qualche anno fa ha dichiarato di far funzionare il suo personale studio di registrazione a solare. “Un modo per riuscire a produrre le proprie idee cercando di avere meno impatto possibile sull’ambiente circostante” ha detto. Non solo. Pelù ha anche aggiunto che l’energia prodotta dal sole nelle ore diurne è più stabile e quindi più sicura per amplificatori e strumenti.
pieropelu_pannelli_solari
Sul filone dell’autoproduzione, ancora meglio di Pelù ha fatto il musicista australiano MonkeyMarc, produttore e dj che ha realizzato il suo studio usando materiali riciclati oltre che pannelli solari: merci per navi, strumentazione musicale di seconda mano, un pavimento che è in realtà il parquet di un palazzetto dello sport in disuso.
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Degna di nota anche l’azione intrapresa dai Motel Connection, il progetto parallelo condotto dal cantante dei Subsonica, Samuel, che mira soprattutto a sensibilizzare il pubblico. Attraverso un progetto integrato di comunicazione dal nome volutamente ambiguo H.E.R.O.I.N., la band ha prodotto un video gioco contenuto nel cd e un fumetto edito dalla casa editrice Verde Nero, in collaborazione con il Politecnico di Torino. L’obiettivo: diffondere i principi dei processi sistemici in cui viviamo e per i quali ogni azione compiuta può essere assorbita e trasformata in altro che sarà risorsa per qualcun altro. Così come la natura (ma a pensarci bene anche la musica) fa da secoli.
Pamela Pelatelli







sabato 7 gennaio 2012

Come riciclare in modo corretto.Prepariamoci alla Festa del Riciclo di Estrofficica

Riciclare in modo creativo può essere facile, divertente ed istruttivo. Il riciclo creativo, infatti, non ha confini e potenzialmente si applica a tutte le cianfrusaglie che per abitudine e pigrizia siamo abituati a gettare.
FOCUS: Scopri come riciclare la plastica correttamente nella raccolta differenziata

Ecco invece le migliori idee per stimolare la nostra fantasia e realizzare qualche simpatica creazione, facendo un favore all’ambiente e usando oggetti che probabilmente non avremmo più pensato di potere usare.
1] Videocassette:
Possiamo riutilizzare le vecchie videocassette VHS per fare tavolini, sedie, mensole e molti altri oggetti impensabili per la casa.
Vai alla guida su come riciclare vecchie videocassette
2]  Floppy Disk:
Ecco diverse idee su come realizzare bloc-notes, borse, portapenne, orecchini e altri oggetti riciclando dei vecchi floppy disk.
Vai alla guida su come riciclare i floppy disk
3] Vecchi tappeti:
Lo sapevate che i vecchi tappeti hanno svariate chiavi di riutilizzo sia in casa che in giardino? O per la casetta dei vostri animali domestici? C’è anche chi ne fa borsette…
Vai alla guida su come riciclare vecchi tappeti
4] T-Shirt:
E’ possibile riciclare vecchi magliette per fare cuscini, patchwork o addirittura borsette della spesa.
Vai alla guida su come riciclare t-shirt o magliette
5] Gel di silice o silica gel:
Anche i sacchettini di silica gel possono essere riusati, per togliere l’umidità e conservare gli oggetti più svariati e possono anche essere rigenerati.
Vai alla guida su come riciclare il gel di silice o silica gel
6] Vaschette in polistirolo:
Anche le vaschhette in polistirolo che buttiamo sempre via sono un ottimo materiale da usare per imballaggi o per realizzare decorazioni e altre creazioni.
Vai alla guida su come riciclare le vaschette in polistirolo
7] Tappi di plastica:
C’è chi riusa i tappi di plastica per realizzare collane o anche altri oggetti più difficili, oppure li usa per progetti equo-solidali.
Vai alla guida su come riciclare i tappi di plastica
8] Vecchi CD e DVD:
Altra risorsa inaspettata, i vecchi CD e DVD possono essere riciclati per realizzare piccoli componenti di arredo o suggestive creazioni artistiche. E c’è anche chi ricompra DVD usati.
Vai alla guida su come riciclare vecchi CD e DVD
Infine, alcune occasioni speciali, in cui possiamo dare il meglio di noi stessi utilizzando fantasia e vecchi oggetti.
A Natale, con decorazioni ecologiche fatte da materiali di scarto o con un regalo di arte riciclata, oppure a Carnevale con maschere e accessori fai da te.
Buon riciclo creativo a tutti!